FRANCESCO DI MARCO DATINI/4
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Ai continui spostamenti tra Firenze e Prato se ne aggiunse uno
verso nord: nel 1390, per sfuggire ad una delle tante pestilenze,
era riparato con la famiglia a Pistoia, dove rimase fino al 17
maggio dell'anno successivo.
Un movimento ben più consistente si impose al Datini alla fine del secolo, ancora per l'imperversare della peste.
Un movimento ben più consistente si impose al Datini alla fine del secolo, ancora per l'imperversare della peste.
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Essa si era già annunciata nel settembre del '99, mietendo
numerose vittime a Venezia e Bologna, e quindi s'infiltrò
nel contado e nella città di Firenze.
Quando Bologna si liberò dal terribile morbo, Francesco decise di traslocare in quella città, assieme alla famiglia, al socio principale (Stoldo di Lorenzo) e ad alcuni fattori.
Quando Bologna si liberò dal terribile morbo, Francesco decise di traslocare in quella città, assieme alla famiglia, al socio principale (Stoldo di Lorenzo) e ad alcuni fattori.
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A Bologna - dove il Datini rimase circa un anno - affluirono,
sempre per mettersi in salvo, anche altri grandi operatori economici
toscani: i fiorentini Filippo Tornabuoni, Piero Bonciani e Antonio
di Niccolò da Uzzano, il lucchese Bartolomeo Balbani,
l'aretino Lazzaro di Giovanni di Feo Bracci; tutti costoro strinsero
stretti legami con i personaggi più notabili del luogo,
ma mantennero una propria individualità di "colonia
toscana".
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Al suo ritorno a Prato, avvenuto il 20 settembre 1401, il Datini
dovette registrare molti vuoti nelle file dei collaboratori:
Bartolomeo Cambioni, lo specialista della banca, Niccolò
di Piero, lo specialista dell'industria, Manno d'Albizzo, lo
specialista della piazza di Pisa, Andrea di Bonanno, lo specialista
della piazza di Genova: tutti falciati dalla peste. D'altra parte,
la stessa situazione politica fiorentina registrava un dilagare
di situazioni sfavorevoli (basti pensare all'accerchiamento visconteo
e l'assedio di Pisa).
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Francesco chiuse dunque le due aziende industriali e la compagnia
bancaria, assieme con quelle di Pisa e di Genova. Le altre aziende
proseguirono sino al 1410, mentre quella di Firenze si protrasse
per un quinquennio oltre la sua morte, alla scopo di incrementare
ulteriormente, con il suo getto di utili, l'asse ereditario e
di attendere alla liquidazione dell'intero sistema.
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Francesco Datini morì il 16 agosto 1410. Fu sepolto nella
chiesa di San Francesco, e la sua lastra tombale (realizzata
da Niccolò di Piero Lamberti, detto "Pela" e
recentemente restaurata a cura della Associazione "Il Cenacolo")
è tuttora visibile al centro della chiesa.
La costituenda "Casa e ceppo de' poveri di Francesco di Marco", che lasciò erede dei suoi beni, dopo aver soddisfatto i legati a vantaggio dei parenti, dei "protetti", degli amici, dei compagni, poteva contare su un patrimonio di oltre 100.000 fiorini.
La costituenda "Casa e ceppo de' poveri di Francesco di Marco", che lasciò erede dei suoi beni, dopo aver soddisfatto i legati a vantaggio dei parenti, dei "protetti", degli amici, dei compagni, poteva contare su un patrimonio di oltre 100.000 fiorini.