NOTE

25. F. MELIS, Storia della Ragioneria, cit., p. VI: "Nel 1946, composi, alla svelta un "saggio" - in dispense, ad uso degli studenti dell'Università di Roma - badando, più che altro, a ripartire la materia: ma, intendo ben precisare, che, malgrado la favorevole accoglienza, anche all'estero, esso è stato meno che un tentativo e non ha nulla a che vedere col presente volume, che è completamente a sé stante".

26. F. MELIS, Saggio di storia della Ragioneria, corso litografato, tenuto nella R. Università di Roma, Facoltà di Economia e Commercio, nell'anno acc. 1945-46, Roma, casa ed. Castellani, p. 133, dove si afferma che per arrivare alla "partita doppia" era indispensabile l'unicità della moneta di conto, e che altro elemento precipuo di essa era il richiamo della contropartita, coefficiente sicuro di chiarezza.

27. Ibid., pp. 73-171, che comprendono la parte II, dal 1202 al 1494, intitolata significativamente La ragioneria nei trattati sui calcoli e sulla tecnica commerciale e nell'arte pura detta tenuta dei conti, dove l'analisi della pratica contabile dei mercanti ha un rilievo del tutto secondario.

28. F. MELIS, Storia della Ragioneria, cit., cap. VII, "Frammenti di contabilità della Grecia", pp. 349-59, e cap. VIII, "La contabilità presso i Romani", pp. 360-73.

29. V. MASI, La ragioneria nell'età medioevale, Bologna 1975 (Tamari 1975).

30. F. MELIS, Storia della Ragioneria, cit., parte prima, capitoli II-VI, pp. 34-348.

31. Ibid., parte seconda, capitoli I-IX, pp. 379-600.

32. Ibid., p. 3.

33. Ibidem.

34. F. MELIS, Saggio di storia della ragioneria, cit., p. 126.

35. F. MELIS, Prospetti storici di ragioneria, estr. dalla "Rivista Italiana di Ragioneria", XXXIII, 1940, p. 4.

36. F. MELIS, Storia della Ragioneria, cit. , p. 604.

37. Da un testo dattiloscritto della prof. Y. Vinchon contenente la sua "Intervention à la 2 Journée de travail du Congrès International de Comptabilité" de Paris 1948".

38. In "Revista Paulista de Contabilidade", XXIX (1950) n. 307, pp. 8-14; n 308, pp. 32-36; n. 309, pp. 15-20; n. 310, pp. 13-17; n. 311, pp. 23-28; n. 313, pp. 10-13; n. 314, pp. 18-22; n. 315, pp. 20-22; n. 316, pp. 22-24; n. 318, pp. 15-19; XXX (1951), n. 319, pp. 21-24; n. 320, pp. 24-28.

39. F. BESTA, La Ragioneria, 2 ediz. ampliata da V. Alfieri, C. Ghidiglia e P. Rigobon, Milano 1920, I, p. VII.

40. F. BESTA, La Ragioneria, cit., II, pp. 312-322. Melis ha ben presenti queste pagine là dove parla della spontaneità, e nega l'astrattezza, delle formule contabili medievali.

41. Ibid., III, pp. 5-7.

42. Vedi cap. IX del vol. III, pp. 273 ss.

43. Valutazioni di questo tipo, in cui sulle caratteristiche sostanziali della partita doppia sono fatti prevalere aspetti del tutto secondari e irrilevanti, si leggono nel volume III del BESTA, Ibid., alle pp. 62, 289, 301, 317, 319, 328, 330, 340.

44. F. MELIS, Storia della Ragioneria, cit., pp. 428-29: "Il Besta esaminò - superficialmente, mi sembra - nelle biblioteche e archivi fiorentini i registri, per allora conosciuti, dei Peruzzi, dei Bardi, degli Alberti del Giudice, dei Del Bene ed alcuni altri, e negò l'impiego in essi della partita doppia, precisamente per la forma - che è quella delle sezioni sovrapposte - e, secondariamente, per la non pienezza della serie dei conti derivati e per il non costante richiamo delle contropartite (...). A riguardo del primo punto osservo che il metodo non è condizionato da alcuna forma dei conti, tanto che esso potrebbe sussistere anche se le due sezioni di conto fossero disgiunte, se cioè, si avessero dei conti semplici in luogo dei conti duplici, o, addirittura, se fossero iscritte separatamente le varie partite (così, però, non più partite in senso proprio!), purché contenenti la precisazione dell'oggetto che ha subito la variazione e il senso di questa". E a p. 436: "Circa il secondo punto delle affermazioni del Besta (...) il "richiamo delle contropartite" - vale a dire che ciascuna registratura di variazione patrimoniale o derivata rechi il numero della pagina del conto nel quale è collocata la partita del segno contrario - non è un elemento imprescindibile del metodo; ma soltanto un coefficiente di chiarezza e di riscontro (...). L'essenziale è che i fatti siano elaborati, e gli effetti provocati classificati, alla maniera riferita, in modo che ad ogni partita, alla quale è stato ricondotto uno degli effetti stessi, ne corrisponda altra, relativa all'effetto opposto".

45. R. DE ROOVER, Aux origines d'une technigue intellectuelle: la formation et l'expansion de la comptabilité à partie double, in "Annales d'Histoire économique et sociale", IX, 1937, pp. 171-93, 270-98; IDEM, New Perspectives on the History of Accounting, in "The Accounting Review", XXX, 1955, p. 410.

46. F. MELIS, Storia della Ragioneria, cit., pp. 405-440.

47. Ibid., pp. 417-18.

48. E continuava: "Guai a quello storico dell'Economia che ignori la scrittura di ragione: potrà saper scrivere belle pagine di lingua italiana ma non più: ché, a mio avviso, egli fantasticherà, divagherà, vaneggerà frasi sconnesse senza, perciò, costruire. Lei invece, a differenza degli altri in possesso di quell'efficace strumento che è la scrittura conltabile, costruisce sul "sodo" " (lettera di della Penna a Melis, Roma 2- VII-1954).

49. Copia della lettera di Melis al della Penna, Prato 6-IX-1954: "Il segreto delle mie possibilità di proficua indagine nel campo della storia economica è effettivamente contenuto nella "chiave" che Ella mi ha messo nelle mani, e in ogni mia realizzazione il pensiero si riallaccia a Lei, con grato affetto. Grazie a simile strumento procedo, infatti, con molta rapidità e sicurezza, conseguendo risultati in gran parte stabili: o al meno assai più stabili di quelli ehe erano stati ottenuti elaborando gli statuti o le cronache!".

50. Lettera di Barbagallo a Melis, Torino 21-XI-1952.

51. Su Barbagallo v. E. LEPORE, Economia antica e storiografia moderna (appunti per un bilancio di generazioni), estr. dal volume collettaneo Ricerche storiche ed economiche in memoria di Corrado Barbagallo, I, Napoli 1970, pp. 33, e le nostre osservazioni nel saggio La libertà della memoria, prefazione al volume di M. CEDRONIO, F. DIAZ, C. RUSSO, Storiografia francese di ieri e di oggi, Napoli 1977, pp. IX-X.

52. Oltre al De ROOVER, il REYNOLDS e T. ZERBI, autore del volume Le origini della partita doppia, Milano 1953, ai quali tutti il MELIS rispose con Ancora sulle origini della partita doppia (in risposta ad un articolo del prof. R. L. Reynolds), in "Bollettino Ligustico", VI, 1954, pp. 1-12 e con il cap. III, "La partita doppia nei registri toscani", del volume Aspetti della vita economica medievale, Siena 1962, specialmente pp. 397-403. A questo riguardo, Melis così si esprime in una lettera ad A. Fanfani (copia della lettera, Prato 3-IV-1955): "Ho scritto quelle poche parole - che sono dure - proprio a malincuore, mi creda, perché conosco lo Zerbi, ed è una cara persona; ma vi sono stato indotto dal rispetto alla verità scientifica e dalla necessità di chiarire la questione insorta col prof. Reynolds, in merito al suo articolo del tutto infondato. Una recensione obbiettiva sarebbe cosa assai grave, perché - a dirLa con Lei, Eccellenza - questo volume dello Zerbi non è una cosa seria. Prima di tutto il volume era stato stampato, fino a p. 320, da parecchi anni" nel 19S3 furono modificati i primi due sedicesimi, per citare appena qualche lavoro recente e completarlo nella parte finale, senza curarsi punto della sostanza dei lavori apparsi nel frattempo. In secondo luogo, l'A. si dimostra completamente fuori strada, quando parla di "una posizione singolare fra i cultori stranieri" occupata dal De Roover "conoscitore assai bene informato di archivi mercanteschi italiani": il quale, invece, nulla di nuovo ha apportato, limitandosi a ripetere i concetti errati del Besta (...). Purtroppo sembra che io voglia difendere la mia pubblicazione del 1950" modestamente, però, io scrissi quelle pagine dopo aver lavorato lunghi anni negli archivi, ed avere esaminato accuratarnente quel materiale che il Besta aveva visto, fra un treno e l'altro, di passaggio a Firenze, e lo Zerbi su due o tre fotografie di testi insignificanti; in aggiunta, ho trovato numerosi libri sino allora sconosciuti: e quindi lo Zerbi, per potersi basare sui concetti del Besta, avrebbe dovuto cominciare col criticare e demolire i risultati dei miei studi".

53. Vedi specialmente: G. LUZZATTO, Una nuova storia della ragioneria, in "Nuova Rivista Storica", XXXIV, 1950, pp. 517-20; A. ALOE, Historia de Contabilidade de F. Melis, in "Revista Paulista de Contabilidade", XXX, 1951; V. FRANCHINI, in "Rivista bancaria Minerva bancaria", a cura delI'Istituto di cultura bancaria di Milano, a. 1951, II, 12, pp. 124-128.

54. Copia della lettera di Melis a M. Chiaudano del 5-XII-1965: "Io ero in eccellenti rapporti con il prof. Sapori, con il quale mi incontravo quasi ogni settimana a Roma (dove allora risiedevo), quand'egli era senatore e da lui ricevevo consigli che culminarono in quello diciamo così, di un programma generale di lavoro quando, avuto io l'incarico della storia economica a Pisa (all'inizio del 1950), egli tenendomi a colazione a casa sua, mi suggerì di preparare una storia economica della Toscana (...)".

55. Copia della lettera di Melis ad A. Sapori, Roma 24-VI-1950: "Come più volte Le ho detto, io non ho nessuno che mi aiuti, mi guidi, mi incoraggi e mi corregga, specialmente in questa fase iniziale della mia attività; anzi, incontro spesso opposizioni e difficoltà in tutti i campi. Ed è appunto perché ho avuto la fortuna di incontrare la Sua benevolenza, che ... ne approfitto! Ella è per me un maestro ed io busso alla Sua porta, affinché mi siano aperte le vie del sapere e di un lavoro serio, prdinato, scientificamente inquadrato".

56. Il testo, dattiloscritto, con correzioni a penna e la firma di A. Sapori, si trova tra le carte Melis.

57. Solo A. CECCHERELLI, Le scritture commerciali nelle antiche aziende fiorentine, Firenze 1910, aveva intuito che in quei registri c'erano i conti al risultato economico che fanno pensare alla partita doppia, e Melis lo riconosceva.

58. F. MELIS, Tecniche contabili medievali e problemi storiografici contemporanei, in "Le machine", Firenze, I, 1967, p. 42.

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