CALL FOR RESEARCH PAPERS 2025-2027
Il ruolo delle comunità straniere nella crescita economica dell'Europa preindustriale e dell'area mediterranea (XIII-XVIII secolo)

I risultati del progetto di ricerca saranno presentati a Prato durante la LVIII Settimana di Studi (9-13 maggio 2027)


Scadenza per la presentazione delle proposte: 1 novembre 2025
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mercanti e pellegrini in viaggio
mssEL 26 C 9, Geoffrey Chaucer, Canterbury Tales, 1400/1410, Huntington Digital Library (da Bridgewater House Library), San Marino, California

Nel periodo che va dal XIII al XVIII secolo, lo sviluppo economico dell'Europa e dell'area mediterranea e la loro integrazione in un'unica area commerciale sono stati influenzati da una grande varietà di comunità straniere, presenti sia in contesti urbani e mercantili, sia nelle zone rurali. Queste comunità non erano necessariamente identificate come minoranze nel senso etnico, linguistico o religioso del termine, ma erano costituite da gruppi di individui che, per motivi professionali e/o economici, risiedevano stabilmente in città o regioni diverse da quelle di origine e il cui status giuridico era spesso ambiguo: non erano cittadini, ma nemmeno semplici stranieri di passaggio.

L'analisi che verrà condotta durante la LVIII Settimana di Studi si concentrerà su queste comunità straniere durante il tardo Medioevo e l'età moderna: esse potevano essere caratterizzate da un alto livello di qualificazione e, in tal caso, apportavano capitali, competenze e innovazione, oppure essere costituite da lavoratori non qualificati e, in questo caso, andavano piuttosto a colmare il vuoto che un’insufficiente offerta di manodopera locale lasciava nel mercato del lavoro. In entrambi i casi, però, queste comunità contribuirono in modo notevole alla creazione di una cultura economica transnazionale, che anticipava molti aspetti della modernità: le loro mobilità e capacità di adattarsi a contesti socio-economici diversi nonché il loro ruolo nella produzione e circolazione di beni, tecniche e idee, rendono queste comunità un elemento chiave per comprendere l'interdipendenza europea prima dell'era industriale. La storia del capitalismo europeo, lungi dall'essere meramente nazionale, affonda le sue radici in un laboratorio composito di presenze mobili, talvolta indefinite in termini giuridici, ma sempre centrali dal punto di vista economico.

La crescita demografica e urbana iniziata nel tardo Medioevo, insieme all'espansione del commercio a lunga distanza, favorì la circolazione di persone, merci e competenze professionali. In questo contesto, le città divennero centri di attrazione per gruppi specializzati: banchieri, artigiani, mercanti, avvocati e notai che trovavano opportunità di guadagno e protezione istituzionale al di fuori della loro regione d'origine. Si trattava di individui o interi gruppi che mantenevano legami transregionali, creando reti familiari e commerciali in grado di superare i confini politici e culturali. Un chiaro esempio di questo è costituito dai banchieri lombardi, attivi nei principali centri finanziari europei a partire dal XIII secolo. Pur mantenendo una forte identità regionale e linguistica, questi operatori si stabilirono per lunghi periodi in città come Parigi, Londra o Bruges, dove operavano come prestatori, cambiavalute e finanziatori di privati o sovrani. Il loro status giuridico era spesso regolato da accordi speciali (franchigie, lettere di privilegio, patenti, etc.), che consentivano loro di operare senza godere della piena cittadinanza. Allo stesso tempo, lo sviluppo urbano richiedeva da un lato un numero crescente di lavoratori per l'industria edile, molti dei quali entravano nel settore senza alcuna esperienza precedente, dall'altro stimolava la produzione agricola e contribuiva quindi ad aumentare la domanda di manodopera specializzata e non specializzata anche nelle zone rurali.

Un altro aspetto cruciale di questo processo era quello delle reti commerciali internazionali, che richiedevano una logistica complessa, fiducia reciproca e una conoscenza approfondita delle condizioni politiche e giuridiche locali. Le grandi fiere internazionali, come quelle della Champagne nel XIII secolo o di Lione e Francoforte nei secoli successivi, catalizzarono la presenza delle comunità straniere. Vi si incontravano mercanti toscani o catalani, fiamminghi o tedeschi, spesso organizzati in nazioni mercantili, con strutture autonome, regolamenti interni e propri rappresentanti presso le autorità locali. Queste comunità non solo promuovevano il commercio, ma introducevano anche innovazioni nelle pratiche commerciali, come l’uso delle lettere di cambio o la pratica della costituzione delle società in accomandita. Erano anche veicolo di scambi culturali: i mercanti erano spesso multilingue e portavano con sé stili di vita, mode, idee e pratiche che contribuivano all'omogeneizzazione culturale dell'élite europea.

Oltre ai mercanti e ai banchieri, gli artigiani e i tecnici qualificati costituivano spesso altri gruppi di stranieri di grande importanza. Molti settori chiave dell'economia preindustriale – tessile, metallurgico, tipografico, edile – hanno beneficiato del contributo di lavoratori stranieri che si sono trasferiti per soddisfare la domanda di competenze specifiche o a causa di persecuzioni religiose, come nel caso della migrazione degli artigiani ugonotti in Inghilterra. La mobilità di questi lavoratori era spesso incoraggiata dai governi cittadini, principi o sovrani, che concedevano privilegi, esenzioni fiscali o alloggi per attirare competenze esterne. Un esempio calzante è quello degli artigiani fiamminghi chiamati in Italia nel XV secolo per migliorare la qualità della produzione tessile. Allo stesso modo, la diffusione della stampa in Europa nel XV secolo fu notevolmente facilitata dagli stampatori tedeschi che si stabilirono nelle città italiane, francesi e iberiche, creando nuove comunità produttive. Anche in questo caso si trattava di individui che erano formalmente stranieri ma profondamente integrati dal punto di vista economico e sociale nei circoli locali. Inoltre, dopo epidemie e disastri naturali, i principi e i governi locali cercavano di incoraggiare il trasferimento di popolazioni straniere per ripopolare le città e le campagne, sia per mantenere bassi i salari, che altrimenti sarebbero aumentati a causa della carenza di manodopera, sia per tornare a un normale livello di produzione di beni di consumo.

Un altro settore di grande importanza in questo senso era quello della cultura giuridica e accademica. Le università medievali erano veri e propri crocevia internazionali, dove studenti e professori si raggruppavano in nazioni secondo la loro origine geografica. Questi gruppi avevano spesso un ruolo istituzionale, contribuendo all'autogoverno delle università stesse. Molti giuristi italiani, ad esempio, trovarono impiego nelle corti del nord Europa come consulenti, diplomatici o notai, formando autentiche reti professionali transregionali. Lo stesso valeva per notai, medici, architetti o ingegneri stranieri, chiamati ad esercitare stabilmente la loro professione da istituzioni civili o religiose, che si caratterizzavano per una formazione molto simile, ciò che facilitava la loro integrazione in contesti giuridici e linguistici diversi: sebbene formalmente esclusi dalla piena cittadinanza, essi parteciparono in modo significativo alla vita intellettuale e professionale delle società che li ospitavano. Si pensi ad esempio alle splendide chiese barocche del Granducato di Lituania che furono realizzate nel XVII e XVIII secolo da architetti italiani e sassoni.

La presenza di tutte queste comunità straniere non era priva di tensioni. L'ambiguità della loro posizione – tra integrazione economica ed esclusione giuridica – le rendeva vulnerabili in tempi di crisi politica o economica. Ci furono momenti di espulsione o discriminazione, ad esempio attraverso l’adozione di forme di tassazione destinata a colpire solo alcuni gruppi. Tuttavia, la resilienza di queste comunità era spesso garantita dalla forza delle loro reti economiche e dalla loro capacità di adattamento. È importante notare che molte città europee, specialmente quelle con una forte vocazione mercantile, svilupparono istituzioni e regole specifiche per regolamentare la presenza di questi gruppi: tribunali mercantili, consolati stranieri e codici corporativi che fornivano spazi per la graduale integrazione dei cosiddetti “stranieri utili”. Le città anseatiche, ad esempio, avevano statuti precisi per regolamentare la presenza degli “stranieri utili”, riconoscendo loro lo status di ospiti residenti (Gast o Beisasse), una categoria giuridica concessa ai mercanti e agli artigiani stranieri che si stabilivano a lungo termine: non avevano la piena cittadinanza, ma godevano di privilegi politici e fiscali, nonché di una protezione e di diritti limitati.

A loro volta, i mercanti anseatici costituirono comunità straniere al di fuori dell'area del Mar Baltico: nel Kontor di Bruges e poi ad Anversa (XIII-XVI secolo), essi formavano gruppi distinti con statuti propri, giudici interni e strutture (come l'(Oosterlingenhuis, la “Casa dei tedeschi”) e, sebbene integrati nel tessuto economico locale e con un ruolo cruciale nel commercio di lino, grano, spezie e sale, questi mercanti non avevano né la cittadinanza né la piena autonomia politica. Un altro esempio è il Kontor nella città russa di Novgorod, dove una comunità di mercanti tedeschi operava secondo regole speciali, con un proprio (Oldermann o governatore, e in uno spazio urbano ben definito. Essenziale per il commercio di sale, pellicce, cera e miele, questa comunità costituisce un caso interessante di insediamento giuridicamente autonomo ma economicamente interdipendente. Viceversa, nelle vicine città della Livonia esistevano enclave di mercanti russi.

Significativo era anche il ruolo svolto dagli artigiani e dai tecnici qualificati che emigrarono dalla Germania e dalle Fiandre verso l'Est nei settori della lavorazione del lino, della produzione di birra e della costruzione navale. Ad esempio, tra il XV e il XVII secolo, artigiani fiamminghi esperti nella tessitura del lino e dei tessuti erano impiegati a Danzica e Elbing / Stettino, spesso con contratti speciali o protetti da privilegi municipali. Non erano cittadini a pieno titolo, ma godevano di “protezione” grazie al know-how che portavano con sé, mentre i lavoratori olandesi nei cantieri navali di Amburgo e Stettino contribuirono allo sviluppo delle tecniche di costruzione navale nel Baltico tra il XVI e il XVII secolo. Anche in questo caso si trattava di comunità giuridicamente distinte, ma socialmente integrate nel settore produttivo.

All'altra estremità dell'Europa, le città portuali e i centri commerciali del Mediterraneo ospitavano comunità straniere composte da mercanti, banchieri, artigiani e professionisti che godevano di statuti ad hoc, con istituzioni proprie e condizioni speciali di protezione concesse dalle autorità locali. Grazie a questo status giuridico speciale, essi divennero spesso intermediari privilegiati per il commercio con tutte le coste del Mediterraneo, senza distinzione di lingua, etnie o confessioni religiose.

Vale la pena menzionare le comunità di mercanti toscani e genovesi nel Mediterraneo occidentale: nel XIII-XVI secolo, Barcellona, Palermo, Napoli, Valencia e Palma di Maiorca ospitavano comunità di mercanti toscani attivi nel commercio di lana, seta, spezie e metalli, o come usurai, cambiavalute e agenti finanziari. Ad Avignone, sede del papato nel XIV secolo, i banchieri di Lucca e Siena gestivano il sistema di riscossione papale. Sebbene stranieri, erano indispensabili per la raccolta e il trasferimento del denaro. A Venezia, nel XV secolo, i vetrai dalmati, greci e levantini erano impiegati nella produzione di vetro artistico, molti dei quali risiedevano a Murano in condizioni giuridiche particolari (non erano cittadini veneziani, ma erano protetti e legati alla città). A Granada, dopo la reconquista, artigiani italiani e francesi erano impiegati nella produzione tessile e nella costruzione di sistemi idraulici. Si trattava di tecnici migranti, incoraggiati da esenzioni fiscali. Numerose le comunità di mercanti cristiani presenti nel Maghreb e lungo tutte le coste della sponda sud-orientale del Mediterraneo.

I contributi proposti per la Settimana di studio Datini dovrebbero affrontare uno o più dei seguenti argomenti:

1. Status giuridico e integrazione delle comunità straniere
• Quali categorie giuridiche (ad esempio (Beisasse, Gast, straniero residente, ecc.) regolavano la presenza e le attività economiche dei gruppi di non cittadini nei diversi contesti urbani?
• In che misura le comunità straniere erano integrate nelle strutture economiche, giuridiche e sociali locali?
• In che modo statuti, privilegi ed esenzioni hanno determinato il loro status e le loro opportunità?
2. Comunità professionali e funzioni economiche
• Quali ruoli hanno svolto i banchieri, i mercanti, gli artigiani, i giuristi e i tecnici stranieri nella vita economica delle società preindustriali?
• Come sono state trasferite le competenze professionali e il know-how attraverso queste comunità tra le diverse regioni?
• In che misura le comunità professionali straniere hanno contribuito alla formazione di mercati del lavoro transregionali?
3. Reti e mobilità
• In che modo le reti familiari, commerciali o professionali hanno facilitato la mobilità e l'integrazione economica transnazionale?
• Quali erano le configurazioni spaziali e istituzionali di queste reti (ad esempio fondaci, kontore, nazioni, ecc.)?
• Come si sono adattate queste reti alle fasi di scontro politico, guerra o crisi?
4. Conflitti, concorrenza e resilienza
• In che modo le comunità straniere sono state colpite dalla xenofobia, dalle politiche protezionistiche o dalle discriminazioni fiscali?
• Quali strategie hanno adottato per sopravvivere o adattarsi in periodi di sconvolgimenti politici o economici?
• Come hanno percepito e reagito le popolazioni e le istituzioni locali alla presenza di “stranieri utili”?
5. Trasferimenti culturali e tecnici
• In che modo i gruppi stranieri hanno contribuito alla diffusione di tecniche commerciali, conoscenze giuridiche, competenze artistiche o innovazioni tecnologiche?
• Qual è stato il ruolo del multilinguismo e delle competenze interculturali all'interno di queste comunità?
• È possibile rintracciare l'influenza delle comunità straniere nello sviluppo urbano, nelle pratiche commerciali o nei cambiamenti istituzionali?
6. Approcci comparativi e transregionali
• In che modo la presenza e il ruolo delle comunità straniere differivano tra l'area anseatica e il Mediterraneo?
• Quali modelli regionali è possibile identificare nel reclutamento, nella regolamentazione o nell'integrazione dei gruppi stranieri?
• Quali sono le fasi di cambiamento più significative nello status o nelle funzioni di queste comunità tra il XIII e il XVIII secolo?
7. Mediazione istituzionale e governance
• Quale ruolo hanno svolto i consolati, i tribunali o le autorità locali nella regolamentazione delle comunità straniere?
• Come si sono organizzate internamente le comunità straniere attraverso corporazioni, consoli, statuti, ecc.?
• In che modo le istituzioni hanno mediato le tensioni tra i gruppi stranieri e le popolazioni locali?

Contesto storiografico

1. Studi generali e approcci comparativi
• Abulafia, David, Il grande mare. Storia del Mediterraneo, Milano, Mondadori, 2013.
• Ascheri, Mario, Lo straniero: aspetti della problematica giuridica, in G. Rossetti (ed.), Dentro la città. Stranieri e realtà urbane nell’Europa dei secoli XII-XVI, Napoli, Liguori, 1989.
• Barbero, Alessandro, Le migrazioni medievali, in P. Corti (ed.), Storia d'Italia, Annali, 24, Migrazioni, Torino, Einaudi, 1996.
• Böninger, Lorenz, I tedeschi nella Firenze del Quattrocento, in L. Tanzini, S. Tognetti, La mobilità sociale nel Medioevo italiano. Competenze, conoscenze e saperi tra professioni e ruoli sociali (secc. XII-XV), Roma, Viella, 2016.
• Bottin, Jacques, Calabi, Donatella, Les étrangers dans la ville. Minorités et espace urbain du bas Moyen Âge à l’époque moderne, Paris, Éditions de la Maison des sciences de l’homme, 1999.
• Braunstein Philippe, Les Allemands à Venise (1380-1520), Roma, École Française de Rome, 2016.
• Calabi, Donatella, Lanaro Paola (eds.), La città italiana e i luoghi degli stranieri (XIV-XVIII secolo), Roma-Bari, Laterza, 1998.
• Cavaciocchi, Simonetta (ed.), Le migrazioni in Europa. Secc. XIII - XVIII. Atti della venticinquesima settimana di studi dell’Istituto F. Datini (Prato, 3-8 maggio 1993), Firenze, Le Monnier, 1994.
• Costa, Pietro, Civitas. Storia della cittadinanza in Europa, vol. I, Dalla civiltà comunale al Settecento, Roma-Bari, Laterza, 1999.
Forestieri e stranieri nelle città basso-medievali: atti del Seminario internazionale di studio (Bagno a Ripoli – Firenze, 4-8 giugno 1984) , Firenze, Salimbeni, 1987.
• Greif, Avner, Institutions and the Path to the Modern Economy, Cambridge, Cambridge University Press, 2006.
• Ormrod, W. Mark, Lambert, Bert, Jonathan Mackman (eds.), Immigrant England, 1300-1550, Manchester, Manchester University Press, 2019.
• Trivellato, Francesca, Renaissance Italy and the Muslim Mediterranean in Recent Historical Work, in “The Journal of Modern History”, 82, 2010, pp. 127-55.
• Trivellato, Francesca, Renaissance Florence and the Origins of Capitalism: A Business History Perspective, in “Business History Review”, 94, 2020, pp. 229-51.

2. Commercio, reti e mobilità
• Cordes, Albrecht, Spätmittelalterlicher Gesellschaftshandel im Hanseraum, Köln, Böhlau, 1998.
• Guidi Bruscoli, Francesco, I mercanti italiani e le lingue straniere, in Lori Sanfilippo, I., G. Pinto (eds.), Comunicare nel medioevo. La conoscenza e l’uso delle lingue nei secoli XII-XV, Roma, Istituto Storico Italiano per il Medioevo, pp. 103-31.
• Harreld, Donald J., ed., A Companion to the Hanseatic League, Leiden, Brill, 2015.
• Jacoby, David, Commercial Exchange Across the Mediterranean, Aldershot, Variorum, 2005.
• Jenks, Stuart, Wubs-Mrozewicz, Justyna, The Hanse in Medieval and Early Modern Europe, Leiden, Brill, 2012.
• Lopez, Robert S., The Commercial Revolution of the Middle Ages, 950–1350, Cambridge, Cambridge University Press, 1971.
• Orlandi, Angela, Trascender las fronteras. El papel de los mercaderes florentinos en el intercambio económico y cultural (siglos XIV-XVI), in Las fronteras en la Edad Media Hispanica siglos XIII-XVI, Editorial Universidad de Granada e Editorial Universidad de Sevilla, Sevilla, 2019, pp. 569-82.
• Reyerson, Kathryn L., The Art of the Deal: Intermediaries of Trade in Medieval Montpellier, Leiden, Brill, 2002.
• Valérian, Dominique, Marchands latins et sociétés portuaires dans le Maghreb médiéval, in Cédric Quertier et al. (eds.), Arriver en ville, Paris, Éditions de la Sorbonne, 2013, pp. 213-23.

3. Banchieri e attori finanziari
• Abraham-Thisse, Simone, and Vandewalle, André (eds.), Les marchands de la Hanse et la banque des Médicis: Bruges, marché d’échanges culturels en Europe, Oostkamp, Stichting Kunstboek, 2002.
• de Roover, Raymond, Money, Banking and Credit in Mediaeval Bruges, Cambridge (Mass.), Mediaeval Academy of America, 1948.
• Goldthwaite, Richard A., The Economy of Renaissance Florence, Baltimore, Johns Hopkins University Press, 2009.

4. Comunità e istituzioni urbane
• Angermann, Norbert, and Friedland, Klaus (eds.), Novgorod. Markt und Kontor der Hansev, Köln, Böhlau, 2002.
• Dollinger, Philippe, La Hanse: XIIe–XVIIe siècle, Paris, Aubier, 1988.
• Mollat, Michel, Les pauvres au Moyen Âge. Étude sociale, Paris, Hachette, 1978.
• Squires, Catherine, and Mal’kov, Anton V., Novgorodskaya skra: izdanie, perevod, issledovaniya, Moskva, YASK, 2020.
• Jahnke, Carsten, “Homines Imperii” und “Osterlinge”: Selbst- und Fremdbezeichnungen Hansischer Kaufleute im Ausland am Beispiel Englands, Flanderns und des Ostseeraumes im 12. und 13. Jahrhundert, in “Hansische Geschichtsblätter”, 129, 2011, pp. 1-57.

5. Lavoro, artigianato e circolazione delle conoscenze tecniche
• Addobbati A., Facchinerie Immigrati bergamaschi, valtellinesi e svizzeri nel porto di Livorno (1602-1847) , Pisa, Edizioni Ets, 2018.
• Bellavitis, A., Frank M., Sapienza V., Garzoni. Apprendistato e formazione tra Venezia e l’Europa in età moderna, Mantova: Universitas Studiorum, 2017.
• Bisgaard, Lars, et al., ed., Guilds, Towns, and Cultural Transmission in the North, 1300-1500, Odense, University Press of Southern Denmark, 2013.
• Böninger, Lorenz, Gli artigiani stranieri nell’economia e nella cultura fiorentina, in F. Franceschi, G. Fossi (eds.), Arti fiorentine. La grande storia dell’artigianato, vol. II, Il Quattrocento, Firenze, Giunti, 1999.
• Casarino, Giacomo, L’immigrazione a Genova di maestranze e apprendisti dell’alta Lombardia (XV e XVI secolo), in “Bollettino di demografia storica”, 19, 1993.
• Dreher Simon, Mueller Wolfgang (eds.), Foreigners in Muscovy: Western Immigrants in Sixteenth and Seventeenth Century Russia, London, Routledge, 2023.
• Epstein, Stephen A., Wage Labor and Guilds in Medieval Europe, Chapel Hill, University of North Carolina Press, 1991.
• Greve, Anke, Hansische Kaufleute, Hosteliers und Herbergen im Brügge des 14. und 15. Jahrhunderts, Frankfurt a. M., Lang, 2012.
• Ogilvie, Sheilagh, The European Guilds. An Economic Analysis, Princeton, Princeton University Press, 2019.

Risultati attesi
I risultati dei contributi selezionati saranno presentati e discussi a Prato nel corso della Settimana di Studi 2027. Dopo la discussione nelle sessioni della Settimana, i relatori dovranno completare e rivedere il loro testo entro il 30 giugno 2027. Tutti i contributi ricevuti dall’Istituto saranno sottoposti a referee anonimo prima della pubblicazione.

Call for paper
Gli studiosi sono invitati a spedire la loro proposta preparando un abstract che sarà esaminato dalla Giunta del Comitato scientifico.

Le relazioni dovranno rappresentare un contributo originale di carattere comparativo o uno specifico caso di studio che sviluppi alcune delle questioni di fondo suggerite nella Call for paper. I partecipanti che stanno svolgendo un dottorato di ricerca, dovranno averlo concluso prima dell’inizio del convegno.

Le proposte provenienti da progetti o gruppi che mettono in relazione scuole o paesi diversi saranno accolte con particolare interesse se offrono una analisi comparativa, in termini geografici o diacronici, rispetto a due o più dei temi di ricerca suggeriti. Per questo tipo di proposte, prenderemo in considerazione anche formati innovativi di sessione.

Il formulario completo dovrà essere inviato entro il 1 novembre 2025 al seguente indirizzo:
Fondazione Istituto Internazionale di Storia Economica “F. Datini”
Via Ser Lapo Mazzei 37, 59100 Prato, ITALY
e-mail:datini@istitutodatini.it

La Giunta del Comitato scientifico prenderà in considerazione solo formulari interamente compilati e deciderà all’inizio del 2026 quali proposte verranno accettate, inviando l’invito agli autori delle proposte selezionate. Tenendo conto delle risorse finanziarie dell’Istituto, sarà garantita l’ospitalità a Prato nel corso della Settimana di Studi ad almeno 25 studiosi. La Giunta può inoltre invitare fino ad un massimo di ulteriori 20 studiosi a partecipare al progetto senza diritto all’ospitalità.

La Fondazione Datini metterà a disposizione dei relatori della Settimana di Studi fino a 10 borse dell’importo massimo di 250 euro per coprire i costi di viaggio. Tali borse sono destinate ai ricercatori post-doc non strutturati.
Coloro che richiederanno tale borsa dovranno spedire l’apposita domanda insieme con il loro contributo entro il 10 aprile 2027. La borsa di viaggio sarà liquidata nel corso della Settimana di Studi, presentando le ricevute delle spese di viaggio.

I membri della Giunta sono: Philippe Bernardi (Parigi, Presidente), Maryanne Kowaleski (New York, Vicepresidente), Giuseppe Petralia (Pisa, Vicepresidente), Angela Orlandi (Firenze, Direttrice Scientifica), Erik Aerts (Lovanio), Hilario Casado Alonso (Valladolid), Markus Denzel (Lipsia), Franco Franceschi (Firenze), Gaetano Sabatini (Roma Tre).

Tutti i contributi presentati dovranno essere originali e non tradotti o apparsi in pubblicazioni precedenti.

I testi provvisori dei contributi selezionati, o almeno una loro sintesi dettagliata, dovranno essere inviati alla Fondazione Datini entro il 10 aprile 2027.
Essi saranno messi in linea (con accesso riservato ai partecipanti al progetto e ai membri del Comitato scientifico) sul sito dell’Istituto prima della Settimana di Studi per consentire una discussione più approfondita sul loro contenuto.
Gli autori che non invieranno i loro testi alla Fondazione entro quel termine, non saranno inclusi nel programma finale.
In assenza dell’autore la sintesi potrà essere letta durante il convegno.

Nel corso della Settimana i partecipanti offriranno una sintetica presentazione (massimo 20 minuti). Durante il convegno sarà attiva la traduzione simultanea da e per le lingue italiana, inglese e francese.

I testi definitivi, rivisti dall’autore sulla base della discussione durante la Settimana (massimo 60.000 caratteri) dovranno essere inviati all’Istituto entro il 30 giugno 2027.
Essi saranno sottoposti a una doppia peer review anonima. I testi che supereranno il giudizio dei valutatori saranno pubblicati entro un anno in un apposito volume.

Ai fini della pubblicazione, saranno accettati testi in lingua italiana, francese, inglese, spagnola e tedesca.

Gli autori che non scrivono nella loro lingua madre sono invitati a far controllare e correggere la lingua del loro testo prima di presentare il contributo per la fase di valutazione. Uno dei requisiti per la pubblicazione è che la grammatica e lo stile di scrittura soddisfino elevati standard accademici.

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