L'enoteca di Federigo Melis

Sabato 25 settembre 1999, in occasione della tradizionale festa di San Michele, si è inaugurato a Carmignano il "Museo della Vite e del Vino". All'interno di esso è stata anche depositata la collezione di vini di Federigo Melis, lasciata in eredità all'Istituto Datini proprio a scopo espositivo.

Quei vini (più di 800 bottiglie), raccolti dal Melis con grande attenzione e passione e ordinati per aree territoriali e perfino per produttori, ci documentano la produzione vinicola dei primi decenni del dopoguerra. Particularmente accurata la ricognizione dei prodotti toscani; accanto ad essi, i grandi vini italiani ed esteri, ma anche molte produzioni meno note, che lo storico aveva avuto modo di apprezzare durante i frequenti viaggi, per tenere una conferenza o visitare un archivio nei diversi paesi europei.

"Il mio interesse per il vino, gusto innato che mi è piaciuto educare - diceva- è un hobby che mi aiuta a sollervarmi dalle sudate carte della Storia economica, dalla quale ho tratto qualche elemento alle mie indagini, alle mie riflessioni sui temi vitivinicoli". Melis infatti fu un profondo conoscitore delle tipologie agricole, dei metodi di coltivazione della vigna, dei processi di vinificazione, delle caratteristiche di moltissimi vini di tutti i paesi europei. Le continue frequentazioni di personaggi dediti alla enogastronomia e lo studio, la sistematica sperimentazione di tante varietà di vini, ne fecero un autorevole sommelier.

Nel 1968, Italo Cosmo lo invitò a Siena per tenere una relazione sul modo di abbinare il vino ai cibi, durante i lavori della II Settimana dei vini tipici e pregiati. "Come bere il vino nel sistema dei cibi", il saggio che ne derivò, è una bella lezione, che mostra immediatamente l'originalità del suo pensiero, applicata anche nelle occasioni del gioco colto, e una eccezionale rassegna della produzione vitivinicola del tempo.

La sua disponibilità a impegnarsi pubblicamente su questi temi è comprensibile: da pochi anni l'Italia aveva introdotto la denominazione d'origine controllata ed egli si stava adoperando per stimolare un più organico ed incisivo processo di riconoscimento dei luoghi e dei rispettivi vitigni e viti. Ciò non poteva bastare: "bisogna formare tutta una categoria di persone, da preparare, se non esclusivamente, almeno con largo impiego, a questo instradamento non soltanto dei vini, ma anche degli uomini, appunto"

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