NOTE

94. Dal 1952-53 era anche incaricato di storia economica e geografia economica alla facoltà di Economia e Commercio dell'università di Cagliari.

95. MELIS, Influenze datiniane nel sistema economico europeo, secoli XIV-XV, in "Notizie nostre", 1954, pp. 16.

96. Lettera di Luzzatto a Melis, Venezia 2-XII-1954.

97. Copia della lettera di Melis a Luzzatto, Prato 14-XII-1954.

98. Nel volume VI, Relazioni generali e supplementi del X Congresso Internazionale di Scienze Storiche (Roma 4-11 settembre 1955), Firenze 1955, pp. 801-957.

99. Intervento di R. S. Lopez in Atti del X Congresso lnternazionale di Scienze Storiche, Roma 1957, p. 401.

100. Pubblicato anche nel volume di A. SAPORI, Studi di storia economica secoli XIII-XIV-XV, I, Firenze 1955, pp. 535-575, con il titolo I beni dei commercio internazionale.

101. Il commercio internazionale nel Medioevo, nel vol. cit., pp. 495-533.

102. Intervento di Melis nella seduta antimeridiana del 10 settembre, in Atti, cit., pp. 396-97.

103. Intervento di Melis nella seduta pomeridiana dello stesso giorno, in Atti, cit, pp. 407-408. Sui due interventi così Melis scriveva al Luzzatto, in data 30 settembre 1955 (Prato): "Purtroppo la mia partecipazione al Congresso ha provocato un nuovo motivo di malumore del Prof. Sapori verso di me. Io dopo gii ultimi undici anni trascorsi interamente negli archivi, mi sentivo di poter dire qualche cosa sui temi della relazione generale e ho cercato di fare quello che hanno fatto tanti altri studiosi stranieri: portare il proprio modesto contributo. Appena arrivato chiesi al Presidente Renouard di iscrivermi per parlare su tutti i temi: egli mi disse che c'era poco tempo e che mi avrebbe fatto fare due interventi, uno al mattino e l'altro al pomeriggio: quest'ultimo sulle conclusioni. Già nel mio intervento della mattina, durante il quale parlai a lungo dei paesi stranieri, il prof. Renouard venne sollecitato a ridurmi il tempo a mia disposizione. Nel pomeriggio, siccome parlai proprio dopo il prof. Sapori, questi appena ebbi finito, passò al microfono e rilevò che io avevo chiesto la parola andando fuori tema; ma io non avevo inteso trattare l'argomento ch'egli allora aveva esaurito: bensì di svolgere delle considerazioni sulla "decadenza, o meno". Siccome poi il Comune di Prato aveva invitato da vari mesi i Congressisti attraverso la Presidenza della Giunta degli Studi Storici (fu il prof. Bertolino dietro suggerimento di Leicht a farmi rivolgere alla Presidenza stessa) a visitare la Mostra, e ad un ricevimento avevo rinnovato al prof. Renouard tale invito, pregandolo di comunicarlo pubblicamente, egli, dopo il mio intervento pomeridiano, mi esortò a rivolgere io stesso l'invito. Il prof. Sapori a conclusione dei rilievi mossimi sottolineò il particolare che io ero andato al Congresso in sostanza per fare la réclame alla Mostra! Mi permetto di avanzare questa domanda: è mai possibile che quando da noi in Italia si fa qualche lavoro in quei campi dove troppo spesso si introducono gli stranieri, si debbano incontrare tanti ostacoli e tante resistenze? Voglia scusarmi questo sfogo illustre e caro Professore che ho fatto come al solito sicuro di rivolgermi oltreché al grande Scienziato all'Uomo giusto e di cuore".

104. I. ORIGO, The merchant of Prato, London l957; Il mercante di Prato, trad. it. di N. Ruffini, con prefaz. di Luigi Einaudi, Milano 1958.

105. F. MELIS, A proposito di un nuovo volume sul "mercante di Prato", in "Economia e Storia", VI, 1959, pp. 737-63; egli valutava positivamente solo le pagine sulla vita familiare del famoso mercante pratese.

106. Per questa polemica, che si svolse soprattutto tra Melis, Sapori e lo storico sovietico Victor Rutenburg, si veda Tre volumi sul Datini. Rassegna bibliografica sulle origini del Capitalismo in Italia, in "Nuova Rivista Storica", L, 1966, pp. 665-719.

107. A. SAPORI, Il commercio internazionale nel Medioevo, in Studi, cit., I, p. 531.

108. E' d'obbligo il rinvio ad A. GRAMSCI, Note sul Machiavelli, sulla politica e sullo stato moderno, Torino 1966, p. 85, dove dichiara il suo accordo con il De Sanctis, e soprattutto Il Risorgimento, Torino 1966, pp. 3-37, dove in un'ampia prospettiva storica, cbe dai Comuni va al Rinascimento e al Risorgimento. Gramsci sottolinea la grande portata del movimento politico- culturale in Italia dopo il Mille, individua i limiti corporativi della borghesia comunale, che non diventa classe dirigente in senso moderno né crea uno stato ("La borghesia medievale e il suo rimanere nella fase economico corporalista"), rileva la caduta dello spirito di iniziativa dei mercanti nel '400 e la loro propensione all'investimento terriero. Sull'interpretazione desanctisiana del Rinascimento, v. D. CANTIMORI, De Sanctis e il "Rinascimento" ripubblicato in Studi di storia, Torino 1959, pp. 321-339.

109. A. SAPORI, Il problema economico, in Il Rinascimento, significato e limiti (Atti del III Convegno Internazionale sul Rinascimento: Firenze, 2528 settembre l952), Firenze 1953, pp. 107- 132, ripubblicato con il titolo Il Rinascimento economico negli Studi, cit., I, pp. 619-652.

110. G. VOLPE, La Rinascenza in Italia e le sue origini. A proposito di uno scritto di Karl Neumann, Byzantinische Kultur und Renaissance Kultur, poi in Momenti di storia italiana, Firenze 1925, pp. 98-127. La tesi veniva ripresa da V. ROSSI, Il Rinascimento, in "Nuova Antologia", CCLXVIII, 1929, pp. 137-150, sul quale v. le interessanti osservazioni di GRAMSCI, Il Risorgimento, cit., pp. 17-28.

111. Il Rinascimento, significato e limiti, cit., La discussione, pp. 132-146.

112. A. SAPORI, Medioevo e Rinascimento: proposta di una nuova periodizzazione, in Nuove questioni di storia medievale, Milano 1964, pp. 597-621.

113. La scoperta, da parte del Sapori, delle "Annales" e dei maestri francesi, in particolare di L. Febvre, che gli fu amico, non è anteriore al 1950, come ho dimostrato altrove, v. M. DEL TREPPO, La libertà della memoria nel volume di M. CEDRONIO, F. DIAZ, C. RUSSO, Storiografia francese di ieri e di oggi, Napoli 1977, p. XXI. La lettura di L. Febvre, J. Dhondt, P. Jeannin, J. Le Goff, ecc. consentiva al Sapori di approfondire il suo discorso e di rivolgere una più adeguata attenzione agli aspetti culturali, psicologici, mentali, strutturali del problema, come attestano le recensioni critiche raccolte nel III volume degli Studi di storia economica etc. (Firenze 1967): Per la storia dei sentimenti: divagazioni sulle assicurazioni, il dinamismo di una società ai primi del secolo XII, Fede e ragione in un uomo del secolo XII, L'operatore economico dal Dugento al Cinquecento: sensibilità ed esperienze, Spazio e tempo: cambiamento di mentalità e di vita di una società, L'università nei secoli: dal fervore dei goliardi alla involuzione del Trecento e del Quattrocento, rispettivamente alle pp. 291-96, 135-148, 297-98, 337-52, 353-63, 365-79. Tra il 1952 e il 1964, sul problema del Rinascimento e della sua periodizzazione, il Sapori ritornava in altri lavori: Economia e cultura nel Rinascimento in "Il Risparmio. Rivista delle associazioni fra le Casse di risparmio italiane", III, 1955, pp. 1975-81; Moyen Age et Renaissance vus d'Italie, in "Annales. Economie-Sociétés-Civilisations", XI, 1956, pp. 433-457; Medioevo e Rinascimento: spunti per una periodizzazione, in "Archivio Storico Italiano", CXV, 1957, pp. 135- 164; La Renaissance: son esprit et ses limites chronologiques, in "Université de Belgrade. Recueil des travaux de la Faculté de philosophie", VI, 1962, n. 2.

114. Tre volumi sul Datini, cit., in "Nuova Rivista Storica", L (1966), p. 712.

115. F. CHABOD, Il Rinascimento nelle recenti interpretazioni, relazione al VII Congr. Internaz. di Scienze Storiche tenutosi a Varsavia nel 1933, ora in Scritti sul Rinascimento, Torino 1967, pp. 7-23; Il Rinascimento, pubblicato in Problemi e orientamenti storiografici, a c. di E. ROTA, Como 1942, e poi in Questioni di storia moderna, Milano 1968, pp. 53-99.

116. F. CHABOD, Il Rinascimento, con una nota di aggiornamento di V. DE CAPRARIIS, in Nuove questioni di storia moderna, Milano 1968, 1, pp. 203-209.

117. A. SAPORI, Medioevo e Rinascimento, in Nuove questiani di storia medioevale, cit., p. 608: "Così insisto nella diagnosi "crisi di vecchiaia", constatando che la società italiana aveva percorso dal sec. XII al XVI la parabola fatale della vita dell'uomo che dalla giovinezza passa alla maturità e alla senilità", un passo questo che richiama alla mente F. DE SANCTIS, L'uomo del Guicciardini, in Saggi critici, vol. III, a c. di L. RUSSO, Bari 1952, p. 8: "Quella ricca e allegra e fiorita produzione in tanta varietà di forme della vita materiale, intellettuale e artistica era non il principio, ma il risultato, la splendida conclusione, quasi la corona di una grande civiltà, che, nel suo rapido corso, consumava rapidamente se stessa (...)", e p. 22: "l'uomo del Guicciardini, quale crede dovrebbe essere l'uomo "savio" (CCXXVIII), com'egli lo chiama, è un tipo possibile solo in una civiltà molto avanzata, e segna quel momento in cui lo spirito già adulto e progredito caccia via l'immaginazione e l'affetto e la fede, ed acquista assoluta e facile padronanza di sé".

118. D. CANTIMORI, Il problema rinascimentale proposto da Armando Sapori, in Studi in onore di Armando Sapori, Milano 1957, II, pp. 935-947. Della periodizzazione del Rinascimento il Cantimori si era già occupato due anni prima, senza peraltro far menzione della proposta saporiana: La periodizzazione dell'età del Rinascimento nella storia d'Italia e in quella d'Europa, nel volume IV, Relazioni. Storia moderna, del X Congresso Internazionale di Scienze Storiche (Roma 4-11 settembre 1955), Firenze 1955, pp. 307-334.

119. R. S. LOPEZ, Hard Times and Investment to Culture, in The Renaissance: A Symposium, New York 1953, pp. 19-32; ripubblicato in Problems ut European Civilisation. The Renaissance: Medieval or Modern, Boston 1959, pp. 50-61.

120. D. CANTIMORI, Il problema rinascimentale proposto da A. Sapori, cit., p. 945. Mi pare che nel caso citato il Cantimori tenga l'occhio a Gramsci, e si preoccupi soprattutto di distinguere tra una posizione autenticamente marxista e una semplicemente economicista, quale era quella del Sapori. La pagina del fiLosofo comunista ch'egli sembra tener presente mi par essere questa: A. GRAMSCI, Note sul Machiavelli, cit., p. 32: "Alcuni punti caratteristici dell'economismo storico: 1) nella ricerca dei nessi storici non si distingue tra ciò che è "relativamente permanente" da ciò che è fluttuazione occasionale e si intende per fatto economico l'interesse personale o di piccolo gruppo, in senso immediato e "sordidamente giudaico". Non si tiene conto cioè delle formazioni di classe economica con tutti i rapporti inerenti, ma si assume l'interesse gretto e usurario (...)".

121. Del Datini, dopo le pagine del 1946 in Mondo finito, cit., pp. 259-260, il SAPORI si è specificamente occupato nei seguenti lavori: Economia e morale alla fine del Trecento: Francesco di Marco Datini e ser Lapo Mazzei, in "Studi senesi", LXIV, 1952, e poi in Studi di storia economica, cit., I, pp. 155-179; Un nuovo tipo di mercante, in Studi, cit., III, Firenze 1967, pp. 223-231.

122. F. MELIS, Aspetti, cit. , p. 79.

123. Copia della lettera di Melis a G. Martini, Firenze 5-III- 1967.

124. SESTAN, Necrologio di Federigo Melis, in "Archivio Storico Italiano", CXXXII, 1974, p. 133.

125. G. PEPE, Gli studi di storia medievale, in Cinquant'anni di vita intellettuale italiana (1896-1946). Scritti in onore di Benedetto Croce per il suo ottantesimo anniversario, Napoli 1950, I, pp. 137-138.

126. Copia della lettera di Melis a R. de Roover, 25-XI-1967: "Anche il Luzzatto mi fece un'osservazione del genere: parlandomi mi chiarì che egli alludeva all'impiego dei termini "mediana", "valore modale" e simili, oltre alle lunghe note con le quali spiegavo i procedimenti adottati per lo studio dei costi delle industrie. Ma d'altra parte per fare una elaborazione statistica bisogna impiegare quei termini e fare quei conteggi".

127. Su queste polemiche e i loro risvolti metodologici, sono sempre da tener presenti i saggi di G. LUZZATTO, che ne fu testimone, raccolti nel volume Per una storia economica d'Italia, Bari 1967; e inoltre, dello stesso: Un tentativo di storia psicologica. A proposito dello scritto: K. Lamprecht, Zur jängsten deutschen Vergangenheit, in "La scienza sociale", Sassari 1903, pp. 80-86 e Tendenze nuove negli studi di storia economica, in "Nuova Rivista Storica", XXXV, 1951, pp. 306-317. Per la storiografia del Luzzatto si rimanda ai profili di M. Berengo in "Rivista Storica Italiana", LXXVI, 1964 e di B. Caizzi in "Nuova Rivista Storica", XLIX, 1965.

128. Si veda D. CANTIMORI, Note sugli studi storici in Italia dal 1926 al 1951, in Storici e storia, Torino 1971, p. 270: "Ma questa scuola [economico-giuridica], se continua per l'opera di anziani, come il Luzzatto, non attira le nuove generazioni, e tende sempre più a ridursi agli studi di storia economica, dei quali egli può dirsi l'iniziatore e il maggiore rappresentante in Italia, e ai quali egli ha procurato, coadiuvato da C. Marulli e G. Mondaini, un posto nelle università italiane (...). Così la storia economica è rimasta in sostanza, storia tecnica, delle attività economiche, non dell'attività produttiva in rapporto alla storia della società (...). Valenti studiosi di storia economica sono il Borlandi, più tecnico, il De Marco, di maggiore ampiezza nel suo lavoro, seppure a volte sociologico quando esce dalla economia in senso stretto (...). Nonostante gli sforzi del Dal Pane e del De Marco, l'isolamento della storia economica dalla storia politica e civile generale permane in questi studiosi e nell'organizzazione degli studi". A F. CHABOD, invece, gli studi di storia economica, almeno quelli sul Tre e Quattrocento e sulla rivoluzione dei prezzi, apparivano condotti con modernità di criteri metodologici, e di ciò riconosceva il merito a Luzzatto e a Sapori, v. Gli studi di storici del Rinascimento, in Cinquant'anni di vita intellettuale italiana, cit., I. p. 222.

129. L. EINAUDI, La scienza economica. Reminiscenze, in Cinquant'anni di vita intellettuale italiana, cit., II, pp. 33-35.

130. W. K. FERGUSON, Orientamenti recenti nella storiografia economica del Rinascimento, a c. di A. PRANDI, in Interpretazioni del Rinascimento, Bologna 1971, p. 225 osserva giustamente: "la "Economic Historical Review" e altre riviste abitualmente fanno uso di una periodizzazione che intorno al 1500 pone una linea di divisione tra il "tardo Medioevo" e "la prima età moderna", e sotto l'una o l'altra indicazione periodica collocano le opere che trattano della storia economica del Rinascimento. E anche quando gli storici dell'economia riconoscono al termine "Rinascimento" un'accezione periodizzante non fanno altro che aggiungere confusione alla confusione data la grande varietà di scansioni cronologiche a cui con quel termine si riferiscono".

131. F. MELIS, Aspetti, cit., p. 118.

132. Ibidem, p. 112.

133. Ibidem, p. 113.

134. V. il recentissimo saggio, ricco di acute riflessioni, di L. DE ROSA, Il quantitativo e la storia economica in Italia, in Fatti e idee di storia economica nei secoli XII-XX, Studi dedicati a Franco Borlandi, Bologna 1977, pp. 781-798.

135. Copia della lettera di Melis a R. De Roover, del 25-XI-1967: "Quel che scrisse Sapori, cioè che io mettevo i documenti per intero è falso, come tutto quello che scrive a proposito del mio libro, ad es. là dove sostiene che i documenti sono ingombranti, mentre questo è un metodo di lavoro, inserendo io soltanto le parti eloquenti dei testi, che parlano da soli, cioè che parlano in luogo di me: mentre se li avessi messi in appendice non avrebbero avuto quella vitalità e funzione che hanno avuto intercalati nella trattazione, e quest'ultima avrebbe richiesto uno sviluppo maggiore, comprendente la descrizione dei fatti, che, invece, descrive così vivamente il documento". La critica a Melis, in "Nuova Rivista Storica", L, 1966, pp. 674 e 713.

136. In "Nuova Rivista Storica", cit., p. 673.

137. F. MELIS, Sulle fonti tipiche della storia economica: per una particolare tecnica di lavoro dello storico (relativamente ai secoli XIII-XVII), in "Rassegna Economica", XXXIX, 1975, p. 332.

138. F. MELIS, La scrittura contabile alla fonte della storia economica, Bologna 1950, p. 8 e ss.

139. Sulle fonti della storia economica, appunti raccolti alle lezioni del prof. F. Melis a cura di B. DINI, Firenze, anno acc. 1963-1964 p. 5 ss.

140. Esemplare in questo senso il volume di F. MELIS, Documenti per la storia economica dei secoli XIII-XVI, con una nota di Paleografia Commerciale a cura di E. Cecchi, Firenze, 1972. Per il problema dell'edizione di queste fonti, F. MELIS, Sulla edizione dei libri contabili dei secoli XIV-XV, in Atti del Convegno di studi delle fonti del Medioevo europeo, cit.

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