MARIO DEL TREPPO, Federigo Melis, storico

da Studi in memoria di Federigo Melis, I, Napoli 1978 (Giannini ed.)

6. La nascita dell'Istituto Internazionale di Storia Economica "Francesco Datini"

L'idea di un centro di studi di storia economica, o addirittura di una scuola internazionale di perfezionamento in questa materia, s'affacciò alla mente del Melis fin dai suoi primi anni pisani; a dir il vero l'occasione che la fece germinare venne dalle fervide iniziative del preside di quella facoltà, il prof. Bruguier-Pacini, quello stesso che doveva prendere l'iniziativa dell'incontro con il presidente della repubblica Einaudi, da cui nacque in Melis l'idea della mostra pratese. Lo documentano queste lettere. "Io so bene - scrive nel 1952 Melis al Bruguier - che hai nella mente, fra le tante notevoli e geniali iniziative, quella di creare a Pisa un Istituto Storico, ed a maggior ragione vorrei elevare la cattedra di storia economica affidatami fino a farne, non che un centro di studi di tutta l'economia medievale e moderna toscana, un centro di informazioni di portata mondiale, creandovi anche una sorta di archivio di trascrizioni e fotografie di documenti; 191. E qualche anno dopo, scrivendo a Fanfani: "Fra il molto lavoro da me svolto in sei anni di insegnamento a Pisa, vi è stato quello accademico, che si è condensato nella visita di oltre trenta archivi, fra statali e comunali, della nostra regione (riordinando anche alcuni, come quelli di Pietrasanta e Montecarlo Valdinievole) e nella realizzazione di tesi voluminose ed originali, perché comprendenti tutte trascrizioni di codici o di gruppi di carteggi, che il compianto prof. Bruguier aveva deciso di far stampare, in un programma di realizzare una scuola internazionale di perfezionamento di storia economica medievale; 192. Ma certamente fu la sua personale esperienza datiniana, ed il successo della mostra, a confermarlo nella possibilità di attuare l'ambizioso disegno, che ormai apparteneva a lui solo e che naturalmente non poteva trovare che in Prato la sede della sua realizzazione.

L'industriosa cittadina, oltre al formidabile archivio, era in grado di offrire i necessari supporti finanziari e organizzativi. Un intraprendente e tenace consigliere il dott. Renzo Marchi s'incaricò di sensibilizzare al progetto l'amministrazione comunale, la quale cominciò ad occuparsene fin dal 1962 193, mentre la cittadinanza già correva con il desiderio dietro l'istituzione in Prato di una università 194. Il progetto originario contemplava l'istituzione di una "Scuola Internazionale di Storia Economica Medioevale" con corsi semestrali, da novembre a maggio, da svolgersi in 2 anni, riservati a laureati in discipline economiche e umanistiche. Quattro dovevano essere gli insegnamenti fondamentali: storia della contabilità, teorica delle fonti della storia economica, metodologia, paleografia mercantile 195; erano previsti insegnamenti particolari relativi alla banca, all'assicurazione, all'industria laniera, ecc. Inizialmente la scuola avrebbe svolto la propria attività sotto l'egida di una università toscana (Firenze o Pisa), e un consorzio costituito dal comune, le università toscane, enti pubblici e privati, avrebbe fornito il contributo finanziario. La Scuola, così concepita non aveva evidentemente niente in comune con la fondazione cui aveva pensato, tanti anni prima, il Sapori, e non si proponeva l'edizione dei documenti datiniani o di altre collane di studi.

Naturalmente le difficoltà si manifestarono subito, e molte: il primitivo disegno fu modificato, ma soprattutto l'iter dell'iniziativa rimase interrotto per alcuni anni. Melis dette prova di grande abilità e tenacia, e alla fine la spuntò 196. Nel novembre 1967 inviò al Ministero della P.I., perché lo approvasse, il progetto di quello che, modellato sul Centro italiano di Studi sull'Alto Medioevo di Spoleto, doveva essere il "Centro Internazionale di Storia Economica Medievale;, così motivandone le finalità: "mettere in luce soprattutto l'altissimo e originale ruolo esercitato dai popoli italiani nelle conquiste della civilizzazione economica moderna, fino a gran parte del XVI secolo (anche se il Centro reca la limitazione "medievale", che del resto non è mai da intendersi in senso assoluto); 197. Nel gennaio 1968 Melis comunicava al Ministero che in una riunione svoltasi il 5 e 6 di quel mese "l'assemblea dei promotori [aveva] anzitutto modificato il nome sostituendo il termine restrittivo "medievale" con quello del mercante (il Datini) attorno alla cui grandiosa documentazione il Centro stabilisce la sua sede e farà riunire il comitato scientifico e gran parte dell'attività del medesimo; pur trattandosi di un archivio medievale, sono la universalità della documentazione e la sua imponenza a suscitare studi di storia economica per qualsiasi periodo; 198. Era stato F. Braudel (eletto nell'occasione presidente del comitato scientifico) a suggerire la soppressione di quel termine - limitativo - medievale 199. Finalmente, nell'assemblea del 14 luglio l969, il Centro mutò la sua denominazione in quella che d'allora gli è rimasta di "Istituto Internazionale di Storia economica "Francesco Datini";. Come la denominazione, così anche la delimitazione del periodo cronologico subì qualche oscillazione, e ancora oggi, in occasione delle settimane di studio, esso mostra tutta la sua mutevolezza, anche se è evidente che i contenuti del periodo sono quelli dell'età di transizione dal feudalesimo al capitalismo 200.

Nel corso del 1968 il Centro era già pienamente in grado di programmare, oltre alle settimane di studio, una annuale attività didattica di specializzazione in storia economica, anche se un po' ridotta rispetto al disegno originario. Il primo corso ebbe inizio il 28 ottobre di quell'anno. Per l'occasione fu preparata una manifestazione, con conferenze e una mostra di documenti commerciali dei secoli XIII-XVI nel restaurato palazzo Datini.

Fin dal primo momento, nella costituzione del comitato scientifico, Melis si mostrò incline piuttosto ad allargare che a restringere la rosa dei nomi, chiamando comunque a farvi parte i più qualificati studiosi di storia economica, con riguardo soprattutto al periodo storico preso in considerazione. Si mostrò anche fiducioso - forse troppo - di preservare il Centro dalle lotte di fazione proprie del mondo universitario, e di garantire la pluralità delle tendenze scientifiche 201. Una innata timidezza e un atteggiamento pregiudiziale di reverenza verso gli uomini di scienza e di cultura, quasi che egli non lo fosse, lo portavano ad ascoltare molto il parere degli altri 202. Parrebbe inconciliabile con siffatto carattere il fiuto "manageriale" che indubbiamente c'era sotto il candore dello studioso, nonché la percezione, ch'egli ebbe subito, di aver messo in moto una grossa macchina - come oggi piace dire - di potere scientifico e accademico, una macchina che bisognava esser sempre in grado di guidare.

Nella formulazione dei programmi, così della manifestazione inaugurale come delle prime settimane di studi, si delinearono subito tendenze e contrasti che, anche quando sembrano scaturire da personali animosità, nascondono sempre però una ragione scientifica, che va ricercata.

R. S. Lopez aveva salutato con interesse ed entusiasmo la costituzione del Centro, proprio perché "medievale" 203. Quanto ai temi, egli mostrava di preferire quelli che sottolineassero gli aspetti culturali della storia economica e sociale, secondo l'indirizzo originario delle "Annales" di Bloch e di Febvre, e finché poté vi insistette 204.

Ma proprio nei francesi questi temi incontrarono diffidenza e ostilità, per essere, quelle, vecchie etichette, più atte a nascondere l'impotenza di un metodo che non a risolvere gli ardui problemi che prospettavano 205; se si voleva proprio insistere su un tema come vita economica e civiltà, dichiarava A. Tenenti, meglio era ricorrere all'impostazione e alla metodologia dei polacchi, che stavano dando ottima prova 206.

Da un'altra parte venne sollevata la preoccupazione che nella linea scientifica dell'Istituto dovessero prevalere tendenze teorizzanti, con l'immancabile corredo di modellizzazioni, estrapolazioni di dati quantitativi e diagrammi: per quanto possa sembrare strano, questa obiezione fu mossa da un americano, e per giunta un tecnico, Raymond de Roover, che spezzò invece una lancia a favore dell'onesto e buon lavoro di archivio 207.

Per parte sua Melis preferiva camminare su un terreno sicuro, proponendo temi ben circoscritti, e collaudati, soprattutto dalle ricerche ch'egli stesso aveva compiuto negli archivi: e così nella prima settimana del 1969 l'argomento prescelto fu "la lana come materia prima, la sua produzione e circolazione" e nella seconda "la produzione, il commercio e il consumo dei panni di lana".

Ma già alla terza settimana il suo punto di vista fu contrastato, e la "storia della banca", da lui proposta fin dal 1969 anche per compiacere agli ambienti cittadini pratesi, forse un poco delusi nelle loro aspettative sull'istituto subì un rinvio; quando finalmente essa costituì il tema della settimana del 1972 modificato però in "credito, banche e investimenti", Melis non nascose il suo disappunto 208.

"Commencer par les compagnie et la banque - gli aveva fatto notare Braudel, criticando un poco le sue scelte - c'est commencer par le haut de la vie économique. Peut être aurez-vous la gentilesse dans un prochaine "cours" de descendre jusqu'à la vie de tous les jours, les marchés, les magasins, les entrépots, les liaisons avec la campagne proche. Avec votre connaissance sans faille de cette campagne, ce serait aussi un très beau "cours". J'aime, quant à moi, le contact des ces choses et réalités quotidiens et je suis s{r qu'elles vous passionnent comme moi- même; 209.

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